I tre stadi della felicità (e quale stai vivendo ora)

Immagina di chiedere a un ventenne: “Ti piacerebbe avere cinquant’anni?”

La risposta te la puoi immaginare: “No, grazie!”

Ma se insisti a chiederglielo, magari non te lo sa spiegare. Probabilmente ti dirà solo che non sembra divertente essere “vecchi”. Ma una cosa è certa: quel ventenne non sa che esiste un tipo di felicità che non conosce ancora.

Le riflessioni di oggi nascono da un video di Arthur Brooks che ho visto qualche giorno fa. Arthur Brooks è uno scienziato comportamentale che insegna ad Harvard e studia la felicità. Le condivido con te perché parlano di qualcosa che riguarda tutti noi.

La felicità ha tre sapori (e forse non li conosci tutti)

La verità è che non esiste un solo tipo di felicità. Possiamo immaginarla come un cibo che ha tre sapori diversi e, a seconda del momento della vita, abbiamo bisogno di sapori diversi e scopriamo piaceri diversi.

Il primo sapore è il piacere: quella sensazione bella e immediata quando fai qualcosa che ti piace. Un gelato in una giornata calda, una serata con gli amici, una vacanza. È la felicità del “qui e ora”.

Il secondo è la soddisfazione: quella sensazione di orgoglio quando raggiungi un obiettivo, quando completi qualcosa di importante. Finire un progetto, vedere crescere i tuoi figli, raggiungere un traguardo che ti eri prefissato.

Il terzo è il significato: quella consapevolezza profonda che quello che fai ha un senso, che la tua vita conta, che stai contribuendo a qualcosa di più grande di te.

Tre sapori. Tre modi di essere felici. E nel corso della vita passiamo dall’uno all’altro senza nemmeno accorgercene.

La crisi dei quarant’anni non è quello che pensi

Ecco la scoperta che mi ha colpito: intorno ai quarant’anni molti di noi si sentono meno felici di quando erano più giovani. Ma non è perché stiamo sbagliando qualcosa. È perché stiamo cambiando tipo di felicità!

Quando eri più giovane vivevi soprattutto di piacere: uscite, divertimenti, esperienze nuove. Ora magari hai meno tempo per queste cose. Hai responsabilità, impegni, preoccupazioni. Ti sembra di aver perso qualcosa.

Ma in realtà stai facendo un investimento. Stai “sacrificando” un po’ di piacere immediato per costruire significato. E il significato è come un conto in banca: più investi ora, più ti ripagherà dopo.

La domanda che cambia tutto

Allora la domanda non è: “Sono felice?”

La domanda giusta è:

“Che tipo di felicità sto vivendo in questo momento della mia vita?”

Se hai trent’anni e stai costruendo una famiglia, una carriera, dei progetti, è normale che il piacere immediato diminuisca. Ma immagina quante soddisfazioni potrai vivere e quanto significato sperimenterai in futuro nella tua vita a partire da ciò che stai facendo oggi!

Se hai cinquant’anni e ti senti insoddisfatto, forse è perché stai ancora inseguendo il tipo di felicità dei ventenni, invece di abbracciare la ricchezza di significato che questa fase della vita può offrirti.

Tre età, tre felicità: dove sei tu?

Facciamo ancora qualche esempio concreto.

Quando sei giovane e tutto ti sembra possibile, è normale che la tua felicità sia fatta soprattutto di piacere ed esperienze nuove. Goditi questo momento, ma inizia anche a chiederti cosa vuoi costruire di duraturo.

Quando sei nel pieno della vita, con mille responsabilità e ti senti schiacciato, quella sensazione di aver perso la spensieratezza, di essere sempre stanco, di pensare “è tutto qui?” è normale. Magari torni a casa la sera distrutto, e tuo figlio ti corre incontro con un disegno che ha fatto pensando a te. In quel momento non senti “piacere” come quando uscivi con gli amici a vent’anni. Ma stai costruendo qualcosa di infinitamente più grande. Non stai perdendo la felicità, stai investendo la tua vita in qualcosa di più grande.

Quando hai accumulato anni ed esperienza, magari dopo i 50 anni, fermati un attimo e guardati indietro. Se ti senti più sereno ora di quando avevi trent’anni, significa che stai vivendo quella felicità profonda che viene dal sapere che la tua vita ha contato.

Ma se invece ti svegli la mattina con l’amaro in bocca, pensando a quello che non hai fatto o che hai perso, la domanda non è “cosa mi manca?” ma “cosa posso ancora dare?” La saggezza che hai accumulato, quelle cicatrici che porti addosso, possono diventare un dono per qualcun altro. E quando inizi a dare invece che rimpiangere, la felicità torna. Diversa da quella di prima. Più profonda.

Il grande inganno: la società che ci vuole sempre giovani

Ma sai qual è il grande inganno della nostra società?

Ci hanno convinto che la felicità vera sia quella dei vent’anni. Palestre piene di cinquantenni che cercano il corpo di quando ne avevano venti. Social media pieni di adulti che vivono come adolescenti. Quarantenni che si vergognano di dire la loro età. Come se crescere fosse una sconfitta, invece che una conquista.

Ma crescere non significa perdere qualcosa. Significa scoprire una felicità più ricca, più profonda. Significa passare dal godere solo di se stessi al generare qualcosa per gli altri. Dal prendere al dare. Dal consumare al creare.

Quando eri giovane, era normale che la tua felicità ruotasse intorno a te: i tuoi sogni, i tuoi piaceri, le tue conquiste. Ma ad un certo punto della vita, la felicità vera arriva quando quello che fai ha un senso che va oltre te stesso.

Dal piacere al significato: il passaggio che fa la differenza

Non è che devi rinunciare al piacere o alla soddisfazione. Il sapere che la tua vita conta, che stai lasciando qualcosa di buono in questo mondo, ti riempie in un modo che il piacere da solo non riuscirà mai a fare.

Forse è per questo che quel ventenne di cui parlavamo all’inizio ha paura di invecchiare. Non sa ancora che crescere significa scoprire una felicità che nemmeno immagina di poter provare.

La domanda finale (che è anche la risposta)

Allora, la prossima volta che ti guardi allo specchio e pensi “sto invecchiando”, fermati un attimo.

Chiediti: sto davvero perdendo qualcosa, o sto semplicemente scoprendo una felicità più grande di quella che conoscevo?

La risposta potrebbe sorprenderti.