Lentezza e Comunicazione efficace

L’altra domenica tre Messe, due in una parrocchia e una nell’altra (ho due parrocchie).

Dopo Messa saluto un po’ di gente, due discorsi qua due discorsi là, poi chiudo la chiesa e corro a pranzo dai miei, sto un po’ in famiglia e poi di corsa in parrocchia, un Rosario, altre cosette, poi di corsa a fare le valige, salgo in macchina e mi dirigo di corsa verso l’Eremo Carmelitano del Deserto di Varazze dove mi sono fermato per qualche giorno di ritiro e riposo, nel viaggio ascolto non una ma due puntate di un podcast perché le ascolto a velocità doppia per ottimizzare, arrivo all’Eremo, suono, entro, saluto i frati, sempre molto cari nella loro accoglienza, è l’ora di cena, il Priore si alza per la preghiera prima di cena, Segno della Croce, e poi inizia la preghiera:​ “Padre Nostro…​”

E io: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua vol… ma che?! ?”: i frati erano ancora alla seconda frase!

Mannaggia, tutta la giornata di corsa e anche il Padre Nostro lo stavo dicendo a 100 all’ora.

Ecco – ho pensato – basterebbe già soltanto questo per rendere fruttuosi questi giorni: imparare a rallentare, nei tempi dello spirito e in tutte le altre cose.

E poi ho pensato: anche la comunicazione ha bisogno di lentezza, di pazienza, di attesa, di ascolto, di tempo, di pause anche lunghe, di attese pazienti e lungimiranti quanto apparentemente interminabili.

Per cui ho inserito su Facebook la domanda della domenica sera: quando comunichi, vai a velocità di Gran Premio o a velocità di passeggiata?

Mi ha colpito l’incredibile numero di risposte: più di 50! La maggior parte delle persone ha risposto di essere FAST, veloci; pochissimi SLOW, lenti, perché le cose da fare ogni giorno sono moltissime. Ma andiamo un po’ più nel profondo.

1 – Se tantissimi hanno scritto di comunicare troppo velocemente, altrettanti hanno scritto che nella comunicazione è importantissimo mettersi a velocità di passeggiata, e non di gran Premio. Perché la comunicazione è un fatto di cuore, di sintonizzazione con l’altro, e per sintonizzarsi è importantissimo sintonizzarsi anche alla velocità dell’altro, come ha scritto Roberta.

Esempio: io ho meditato quella cosa, ce l’ho ben chiara, la dico… e pretendo che l’altro istantaneamente la capisca, la assimili, la faccia sua… dimenticando magari che io, per arrivare a quella stessa convinzione, a quello stesso pensiero, magari c’ho messo delle settimane se non degli anni! Solo che uno che è arrivato a destinazione rischia di dimenticare quanto tempo c’ha messo per arrivarci, e pretende che anche gli altri ci arrivino subito. La lentezza in questo caso è pazienza.

2 – Altra riflessione importante è arrivata da Francesco: dietro la velocità a volte c’è anche agitazione e la paura di non essere ascoltati e capiti. Verissimo. Velocità ed impazienza derivano anche dall’agitazione, dalla paura, e quando siamo agitati, neanche ce ne accorgiamo di correre a 100 all’ora. Veloci nel parlare, a volte incespichiamo pure, veloci nel ragionare, e visto che non stiamo bene in quella zona in cui ci sentiamo non capiti, acceleriamo sperando di uscire al più presto da quella zona, salvo poi renderci conto che sì, siamo usciti da quella zona… ma ne siamo usciti da soli, senza essere riusciti a portarci dietro la persona che era lì affianco a noi.

3 – Altro motivo per cui si va veloce, dice Emanuela, è la paura di non essere ascoltati per intero. E Roberta aggiunge una riflessione molto profonda: a volte siamo veloci perché siamo più interessati a dire che a far capire! Forse è una malattia dell’ego: a volte dimentichiamo che il protagonista della comunicazione non sono io, ma siamo noi: io che voglio comunicare, e le persone alle quali voglio comunicare. Che senso ha avere la fretta e la velocità di voler comunicare tutto, senza avere la certezza che tutto ciò che stiamo comunicando stia arrivando veramente a disposizione? Ecco perché a volte dovremmo togliere dalla nostra comunicazione, tendere all’essenzialità, ridurre i concetti, le parole, di modo che quel poco che comunichiamo possa veramente arrivare a destinazione. Less is more: di meno è di più, di meno è meglio!

4 – Ornella suggerisce poi che la fretta rischia di sacrificare l’ascolto: più siamo veloci, e meno siamo disposti ad ascoltare! E sempre riguardo ad un ascolto profondo, Silvana dice che se riusciamo a rallentare, riusciremo anche a guardare e farci guardare negli occhi: sì, lo sguardo è importantissimo, e fateci caso: quando si è veloci, si tende già ad essere altrove, e quindi lo sguardo non si ferma a guardare l’altro negli occhi.

5 – Anna Maria e Carmela poi ci fanno intendere che se rallentiamo saremo anche più propensi ed aperti a comunicare con il nostro io più intimo e la lentezza ci aiuterà anche a pregare e a comunicare con Dio in modo più profondo.

Insomma, tantissime riflessioni che ci fanno capire che se rallentiamo, la nostra comunicazione ne trae sicuramente giovamento.

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