Inside Out e il potere dell’Ascolto Empatico

Inside Out è un meraviglioso film della Pixar, che racconta la vicenda di Riley, da un particolare punto di vista. Le scene della sua vita si alternano a ciò che accade nella sua interiorità, dove interagiscono tra loro 5 personaggi che impersonificano 5 nostre emozioni fondamentali: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto.

Un altro personaggio del film è Bing Bong, il simpaticissimo elefante Rosa, amico immaginario di Riley. Quando era ancora piccola, Riley e Bing Bong avevano in progetto di andare sulla luna con un razzo; ad un certo del film, però, succede una cosa drammatica [vi lascio il link della scena completa in descrizione, andatela poi a vedere, è veramente splendida]: il razzo viene buttato nella discarica dei pensieri, e Bing Bong non riesce ad impedirlo. Bing Bong cade così in una tristezza profonda.

Allora Gioia con il suo tipico entusiasmo e sorriso si avvicina a Bing Bong e prova diverse strategie per tirarlo su:

  • gli dice che si aggiusterà tutto: “Possiamo rimediare, dobbiamo tornare al quartier generale, dai!”
  • prova a fargli il solletico
  • si mette a fargli le boccacce
  • gli propone un gioco

In realtà nessuna di queste strategie funziona. Come mai?

Quando una persona è triste, spesso il nostro desiderio è quello di farla uscire dalla sua tristezza, e a volte proviamo veramente ad inventarci di tutto per farlo.

Questo accade anche quando abbiamo a che fare con la tristezza dei bambini, di fronte alla quale a volte sentiamo la responsabilità di doverli presto in qualche modo sollevare da quella tristezza.

Gioia però non ottiene nessun risultato, e a quel punto entra in campo Tristezza, che mette in campo una strategia completamente diversa:

– Mi dispiace che abbiano preso il tuo razzo. Ti hanno preso qualcosa che amavi. È sparito. Per sempre.

Tristezza a Bing Bong

Immediatamente Gioia si lamenta: “Tristezza, non farlo stare peggio!”.

A quel punto però accade qualcosa. Sentendosi finalmente capito da Tristezza, Bing Bong finalmente può sfogarsi in modo completo, esprimendo tutto ciò che prova: “È tutto quello che mi restava di Riley. Con lei abbiamo vissuto avventure fantastiche”. Tristezza continua a manifestare piena compresione: “A Riley sarà piaciuto molto…”

“Oh, sì, tanto, eravamo amici del cuore”. E a quel punto Bing Bong scoppia a piangere.

Gioia è disperata, ma a quel punto accade la magia: Bing Bong si alza sollevato, dice che finalmente sta meglio, e così insieme possono proseguire il viaggio per tornare al quartier generale, guidati da Bing Bong.

Gioia è stupita per questa trasformazione completamente inattesa, e così chiedere a Tristezza: “Come ci sei riuscita?”. Tristezza risponde:

– Non lo so, era triste, così ho ascoltato quello che aveva da dire…

Tristezza a Gioia

Ecco il punto: per stare vicini a chi sta vivendo un momento di tristezza, credo sia importante entrare in risonanza con quella tristezza, e fargli capire che non ne abbiamo timore.

Perché il punto è proprio questo: stare vicini a qualcuno in un momento di tristezza non è semplice, perché implica un carico emotivo che non sempre riusciamo a sopportare. Un po’ perché pensiamo che il nostro compito sia quello di farlo passare dalla tristezza alla gioia, o magari perché quell’episodio riporta alla nostra memoria emotiva ricordi dolorosi.

E così abbiamo fretta, vorremmo che il passaggio dalla tristezza alla gioia accada velocemente.

In realtà, quando siamo tristi potremmo aver semplicemente bisogno di aver qualcuno che ci capisca, ci ascolti e condivida con noi la nostra tristezza; che ci dia la possibilità di esprimerla, di raccontarla.

Quando siamo tristi, non sentiamo il bisogno di esprimere completamente questa tristezza e i suoi motivi profondi, non abbiamo il bisogno che qualcuno ascolti proprio la nostra tristezza?

A volte basta anche soltanto questo per farci stare meglio. Quando una persona è triste, a volte basta semplicemente rimanere lì.

Ma Tristezza fa anche un’altra cosa: non soltanto ascolta Bing Bong, ma in qualche modo riformula i suoi pensieri, dandogli la possibilità di esprimerli ancora meglio.

A quel punto, Bing Bong ha deposto il suo fardello, e il loro viaggio può ripartire.

Compito del giorno: se ci capiterà di accostare un amico triste, non avere paura di rimanere con lui, e non avere neanche fretta di risollevarlo.

Ascoltalo, fagli capire che comprendi la sua sofferenza.

Prova ad intuire quali sono i suoi bisogni che in questo momento non sono soddisfatti, e faglielo anche capire, che hai intuito quali sono questi bisogni non soddisfatti.

Una battuta per risollevarlo non è vietata, ma soltanto dopo aver esercitato un momento vero e profondo di connessione umana, di ascolto empatico, di condivisione vera e sincera della sua difficoltà.

È la comprensione profonda del cuore che ci fa sentire meglio, che può fare la differenza, che ci permette di ripartire sereni.

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